Dopo l’intervento, a causa del prolungato allettamento, si può formare un trombo nel polpaccio che ostacola il ritorno del sangue. Non è generalmente una situazione grave, ma meglio prevenirla. E’ per questo che i nostri pazienti sono in piedi che camminano già 3 ore dopo l’intervento.
La trombosi è la formazione di un coagulo di sangue all’interno dei vasi sanguigni. Tale trombo ostacola la normale circolazione del sangue causando quindi una “sofferenza” della zona colpita. Quando il trombo si localizza all’interno di vene del circolo profondo dell’organismo, allora si parla di Trombosi Venosa Profonda (anche detta TVP).
L’infezione della protesi articolare è la complicanza che più ci spaventa ma che fortunatamente ha il rischio di verificarsi più basso fra tutte le complicanze. Si pensa che si verifichi in seguito ad un passaggio di batteri dalla cute del paziente (che non può essere mai resa sterile al 100%) alla protesi articolare.
I batteri sembra che si annidino con più facilità sulla protesi perché il metallo non è vascolarizzato e quindi non è raggiunto dalle nostre difese immunitarie. Ecco perché un intervento che prevede l’inserimento di metallo nel nostro organismo ha un rischio maggiore di sviluppare infezione rispetto ad un intervento che non lo prevede.
Per ridurre al minimo il rischio infetto, oltre ai nostri dispositivi e alle manovre eseguite sterilmente, esistono alcuni comportamenti che il paziente deve tenere:
- Mantenere la maggiore igiene possibile del sito chirurgico e dei piedi.
- Eseguire quotidianamente per i 3 giorni antecedenti all’intervento docce con sapone alla clorexidina (acquistabile in farmacia o in alcuni supermercati).
- Avvisare l’equipe medica se sono presenti sospette infezioni dentarie, infezioni urinarie (bruciore nell’urinare e con più frequenza), tagli o ferite recenti.
L’infezione protesica, se si verifica, si manifesta con severo dolore, importante gonfiore della zona operata, rossore e calore della ferita chirurgica, febbre sopra 38°C. Molti di questi sintomi nella loro forma lieve spesso coincidono con il normale decorso post-operatorio di una protesi normale.
Quindi come differenziarli?
Generalmente l’infezione “esplode” all’improvviso, pertanto se i sintomi sopra descritti peggiorano repentinamente bisogna contattare l’equipe medica.
Non assumere MAI antibiotici!
Gli antibiotici non riescono ad eliminare l’infezione da una protesi, ma peggiorano la situazione in quanto nascondono l’infezione rischiando di fare diagnosi tardi e non prenderla in tempo.
Se avete il dubbio di avere un’infezione contattate l’equipe medica.
Con il termine dismetria si intende una diversa lunghezza fra le due gambe. Una differenza di lunghezza è considerata normale se rimane al di sotto di 1,5 cm.
Con l’artrosi dell’anca succede che lo spazio articolare si riduce causando un accorciamento della gamba anche superiore ad 1-2 cm.
L’accorciamento si evolve assieme all’artrosi, spesso nell’arco di molti anni, portando il paziente a sviluppare una sorta di “abitudine” a questa differenza di lunghezza, che alla fine non avverte più.
Con l’intervento di protesi, l’anca viene riportata alla sua lunghezza fisiologica, guadagnano quindi quei centimetri che si era “mangiata” l’artrosi.
Il paziente pertanto può falsamente avvertire l’anca operata più lunga del normale in quanto non più abituato a quella postura, anche se in realtà le gambe sono ritornate lunghe uguali. Generalmente questa sensazione di gamba più lunga scompare entro i 6 mesi dall’intervento.
In altri casi invece accade che la gamba operata viene effettivamente allungata di qualche millimetro (si rientra sempre sotto il centimetro) rispetto alla normalità. Questa eventualità rara è quasi sempre conseguenza di una situazione in cui si i tessuti del paziente sono molto elastici e riportare la gamba “solo” alla sua lunghezza normale comporterebbe una riduzione della stabilità dell’anca, con conseguente rischio aumentato di lussazione (vedi dopo).
In questi casi si decide durante l’intervento di aumentare la lunghezza dell’anca di qualche millimetro in modo da dare ai tessuti maggiore tensione e quindi maggiore stabilità alla protesi.
Questa rara complicanza generalmente non ha conseguenze perché il paziente si abitua a quei pochi millimetri di lunghezza in più nell’arco di 6 mesi dall’intervento
La lussazione della protesi d'anca è una complicanza rara, ma che può essere molto invalidante. Si verifica quando la testina femorale protesica fuoriesce dalla coppa acetabolare.
La via d'accesso mininvasiva anteriore (AMIS), grazie al risparmio di muscoli glutei e rotatori, è associata ad un minor rischio di lussazione.
In alcuni casi, durante l’intervento può verificarsi una frattura o del femore (più comune) o del bacino (più rara). Entrambe queste situazioni però assieme non raggiungo l’1% delle complicanze complessive dopo intervento di protesi d’anca.
Spesso causa di queste fratture è l’osso fragile del paziente, che durante la sua “preparazione” per poter alloggiare la protesi, si rompe. Questa complicanza permette di portare comunque a termine l’intervento, ma al paziente non sarà concesso caricare il peso sulla gamba operata per almeno 1 mese dall’intervento.
Il recupero finale a 6 mesi dall’intervento è comunque uguale a quello di un paziente operato di protesi d’anca senza complicanze.
Per poter eseguire l’intervento di protesi di ginocchio bisogna fare un’incisione anteriore di circa 12cm. Purtroppo, lungo quest’incisione decorre un piccolo nervo sensitivo, quasi invisibile ad occhio nudo, che spesso viene reciso durante l’intervento.
Questo nervo da’ la sensibilità laterale al ginocchio e alcuni pazienti dopo l’intervento avvertono un’alterata sensibilità (detta disestesia) o una vera e propria insensibilità (detta anestesia) nella regione laterale del ginocchio.
Purtroppo è una complicanza che non può essere evitata in quanto il nervo attraversa l’unica via possibile per arrivare al ginocchio.
Questa alterata sensibilità però si risolve spontaneamente dopo 1 anno dall’intervento, o comunque si riduce di molto di intensità senza neanche essere più avvertita.
Per poter eseguire l’intervento di protesi d’anca bisogna fare un’incisione di circa 8cm lungo la faccia anteriore della coscia. Purtroppo, nei piani sottostanti decorre un piccolo nervo sensitivo, quasi invisibile ad occhio nudo, che può essere reciso durante la procedura.
Questo nervo da’ la sensibilità laterale alla coscia e alcuni pazienti dopo l’intervento avvertono un’alterata sensibilità (detta disestesia) o una vera e propria insensibilità (detta anestesia) nella regione laterale della coscia.
Questa alterata sensibilità però si risolve spontaneamente dopo 1 anno dall’intervento, o comunque si riduce di molto di intensità senza neanche essere più avvertita.
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